sabato 7 agosto 2010

ICHI THE KILLER

Takashi Miike
2001
Azione, splatter, drammatico-demenziale

VOTO 7.5

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Con il XXI secolo inizia il periodo della distruzione della figura del super-eroe. Abbiamo assistito negli USA all’uscita dell’ultimo enigmatico numero del fumetto “Capitan America” intitolato “La morte di Capitan America” per mano del nemico, il nazista Teschio Rosso. Si tratta di un campanello d’allarme in quanto il super-eroe, da sempre figura di sani principi, incorruttibile, invincibile, viene qui sconfitta in modo brutale da cio che rappresenta la sua antitesi. Ebbene questo episodio scatenò (oltre a polemiche patriottiche ecc) una moda negli Stati Uniti, che consistea nel distruggere l’immagine dei classici supereroi o di crearne nuovi che fossero fallaci o “anti-eroi”.
In Giappone (incontaminato dalla cultura Occidentale) questo nacque molto prima. Un esempio è Ichi The Killer, fumetto di Hideo Yamamoto che venne trasposto cinematograficamente da Takashi Miike, prolifico regista giapponese.
Il film narra di Ichi, un ragazzo disturbato mentalmente, con una malata attrazione per il sadomaso e il fetish, il quale si eccita e si masturba assistendo a stupri e a violenze sulle donne, ma che contemporaneamente si veste come un supereroe per punire i “cattivi” con una affilata lama posizionata sul tallone. L’altro personaggio, antagonista di Ichi è Kakihara, uno yakuza che, come Ichi, ama il sadomaso, ma questa volta, è sottomesso e adora che le punizioni corporali vengano inflitte a lui.
L’intero film gioca sulla contrapposizione dei due personaggi: da un lato Ichi così fragile e così impulsivo, punisce i cattivi ma soffre nel farlo (è agitato, vomita, piange) e nei rari momenti in cui sorride vediamo un espressione forzata, da maniaco; Kakihara è invece sicuro di sé, non ci pensa due volte ad infliggersi punizioni corporali per i suoi errori o ad infliggerle ad altri.
Sono brevi ed estremamente intense le scene di combattimento e di violenza e sfiorano lo splatter. Ichi stesso è un personaggio ambiguo: quando diventa supereroe sprigiona una furia assassina quasi sovraumana.
La regia di Miike è splendida, troviamo spesso inquadrature geniali e sequenze ben giocate che conferiscono al film un estetica particolare. Ottima è la sequenza dell’omicidio dell’ex yakuza che, in preda alle droghe, infila la testa nel televisore svuotato del suo tubo catodico e viene assassinato, e il suo corpo scaricato con la testa ancora nella tv tra cumuli di alte televisioni rotte.
L’esagerazione è volontaria e la conclusione è altrettanto esagerata: gli antagonisti muoiono, ma sono davvero loro i cattivi? Il film ci lascia con il dubbio, abbiamo tifato per la persona giusta?

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