sabato 7 agosto 2010

TAXI DRIVER

Martin Scorsese
1976
Drammatico, thriller

VOTO 9.5

« Ma dici a me? Ma dici a me? »




Travis Bickle è giovane, ha ventisei anni, è trasandato, la sua vita sembra vuota, priva di significato. Non dorme quasi mai e per questo decide di optare per facile lavoro notturno. Diventa un “taxi driver”. Tutto qui, il protagonista non è altro, solo un semplice autista di taxi. Gira per la città accompagnando ogni tipo di New Yorkese fino al mattino e passera la giornata a pedinare una giovane ragazza e tutto ricomincia, sempre con un lieve sorriso stampato in faccia che lo rende ancora più assente.
La mdp non si stacca da lui, non esistono altri personaggi, Travis è il protagonista e ciò che vediamo è il suo mondo: non una trasposizione psicologica ma semplicemente mondo in cui è costretto a vivere. Il protagonista cerca inconsciamente la causa della
rovina etica e morale della società; non si trova nella città, né negli abitanti, ma la attribuisce ad un individuo: il senatore Palantine candidato alle elezioni. Inizia qui la sua "missione": assassinarlo. Non si parla mai esplicitamente delle sue intenzioni per quasi tutto il film, viene solo mostrata la preparazione dell’attentato; difronte a tale follia, lo spettatore si rifiuta di credere che ciò possa accadere; perché un azione tanto folle e avventata? La risposta non esiste, esiste nella mente di Travis il quale inizia a costruirsi un personaggio; acquista un vero e proprio arsenale, si costruisce assurdi meccanismi per l’uso di queste armi. Qui vi è la scena più celebre e probabilmente la più significativa del film: Travis, solo davanti allo specchio, estraendo la pistola continua a ripetere al suo riflesso:
“Ma dici a me? ... Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me? Non ci sono che io qui”
Questo fa capire a che punto sia arrivata la psiche del protagonista. Ma cosa lo ha spinto fino a questo punto? Il rifiuto dell’amata Betsy, causato dalla sua inettitudine e sociopatia, la negazione dell’aiuto da Iris, la prostituta minorenne. Il distacco totale di Travis avviene in modo simbolico nel momento in cui spara alla televisione, senza alcun preavviso.
La metamorfosi è breve: Travis cambia pettinatura e si trasforma in un individuo anti-sociale e si reca al comizio. L’attentato al senatore fallisce miseramente.
Decide inconsciamente che il suo dovere da improvvisato eroe non fosse finito e si reca presso l'albergo della prostituta minorenne Iris e uccide a sangue freddo tutti coloro che si trova di fronte e "salva" la ragazza; tenta a questo punto il suicidio ma la pistola è scarica e perde i sensi, con un sanguinoso sorriso sul volto.
Dei fogli di giornale e lettere appese alla parete ci raccontano l'accaduto.
L’epilogo non è epilogo, Travis sembra guarito ma il suo sguardo è un presagio di un ritorno alla follia. Si conclude qui la vicenda di questo antieroe.
Si tratta del capolavoro di Scorsese, il quale partecipa in una breve apparizione nel ruolo di un marito sospettoso del tradimento della moglie ed osserva dal taxi di Travis la finestra ella compagnia, parlando dell’intenzione di punirla. Questa scena non è casuale, ma serve a mostrare la condizione di un qualsiasi altro personaggio che si trova in una situazione analoga al protagonista.
L’intero film si basa sul gioco degli sguardi tra Travis e qualsiasi altro individuo. Particolarmente riuscita è l’inquadratura del riflesso dei suoi occhi sullo specchietto retrovisore.
L’interpretazione di De Niro è assolutamente perfetto, impeccabile. I dialoghi all’interno del taxi sono naturali ed estremamente elaborati al tempo stesso.
La perfezione della recitazione è incastonata in una perfetta regia ed una ancor più perfetta fotografia. Scorsese, infatti, per evitare la censura della violenta scena finale, decide di intervenire egli stesso sulla saturazione dei colori trasformando la scena finale in una delle scene più drammatiche e controverse del cinema americano. Le lunghe scene in taxi sono riprese da una lunga serie di inquadrature che rendono l’ambiente del taxi ancor più personale e Travis ancora più solitario.
Una recitazione perfetta ed una regia perfetta non possono che essere accompagnate da una colonna sonora perfetta che scandisce con lenti swing e blues i lunghi tragitti notturni in taxi e con melodici assaggi jazz le camminate nella frenetica città: l’autore è il celebre Bernard Herrmann.
Si tratta di uno dei più controversi film della storia del cinema e Travis è la personificazione dello stress americano e della sfiducia del dopoguerra degli anni 70. Il potente realismo rende tutto più agghiacciante e invita maggiormente lo spettatore a partecipare alla insulsa crociata di Travis.
Scorsese cerca qui di mostrarci la follia di ogni singolo individuo, gli assurdi desideri incanalati in un personale supereroe che tenta a suo modo di salvare il mondo, ma non il suo.

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