sabato 7 agosto 2010

STRADE PERDUTE

David Lynch
1997
Grottesco

VOTO 8

« Non mi piacciono le telecamere, a me piace ricordare le cose come le ricordo io »



La confusione è regina nella mente di un assassino psicopatico. Il perverso meccanismo psicologico che lo porta a compiere efferati delitti non appartiene alla razionalità. Il maestro Lynch prende questo delirio e lo traspone in pellicola costruendo una storia di difficile comprensione: il protagonista Fred Madison, suonatore di un sax baritono in un gruppo avant-jazz vive un esistenza tranquilla nella sua villa in qualche città non precisata degli USA, un giorno uccide sua moglie per gelosia e finisce in carcere ma si rifiuta di accettare di essere l’assassino della compagna. Questo è quello che l’occhio di una normale persona sarebbe in grado di estrapolare da questa vicenda; il regista però decide di stravolgere e mostrare il corso degli eventi in modo alterato, inscritto in una struttura geometrica che può essere ricondotta al nastro di Mobius: l’enigmatica frase iniziale “Dick Loran è morto” è causa scatenante gli eventi che accadranno e che porteranno alla morte di Dick Loran e al ripetersi della frase nella parte finale, che non termina ma diventa di nuovo trampolino di lancio per un inizio ciclico e infinito.
La regia di Lynch è sicura come sempre e tenta in tutti i modi di aiutare lo spettatore con piccoli elementi scenici, impercettibili la prima volta che si guarda il film (come la musica di una festa che improvvisamente sparisce nel momento in cui Fred parla con un misterioso uomo in scuro) .
Il film è strutturato in tre parti: la storia di Fred e della moglie Rene che dura fino al momento della carcerazione e all’improvviso sostituzione di Fred con un misterioso giovane di nome Pete che compare al posto suo nella sua cella; la seconda parte è la storia di Pete e di una sconosciuta bionda di nome Alice, identica a Rene; infine, dopo una sequenza quasi onirica e surreale si ritorna a Fred e la storia diventa l’intersezione tra le vicende precedenti.
Lo spettatore si domanda se ciò a cui sta assistendo stia proseguendo in ordine cronologico o meno. La risposta non esiste e la domanda perde di significato in quanto ciò che osserviamo è la visione deformata della mente dello schizofrenico Fred (“io odio le videocamere, preferisco ricordare le cose a mio modo, non necessariamente come sono andate” è una frase di Fred che aiuta la comprensione del film).
Il tema del doppio è ricorrente nei film di Lynch e verrà enfatizzato nel suo successivo capolavoro “Mulholland Drive”. Il film è inoltre ricco di allegorie ed immagini suggestive. Ritroviamo infine, scene esplicite di sesso violento mascherate da rapidi movimenti di camera.
La colonna sonora di questo film conta nomi prestigiosi quali David Bowie, Brian Eno, Trent Reznor (leader dei Nine Inch Nails), Rammstein, Marylin Manson (che compare nel film nel ruolo di un attore porno).
In conclusione si tratta di un film lungo e di difficile comprensione che però lascia incollati allo schermo.

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