mercoledì 8 settembre 2010

SALVATE IL SOLDATO RYAN

Steven Spielberg
1999
Storico, guerra, drammatico

VOTO 8.5

« Più uomini uccido e più mi sento lontano da casa. »




Un uomo anziano si dirige , seguito dalla sua famiglia, al cimitero dei caduti americani in Francia durante la seconda guerra mondiale, la macchina da presa inquadra, dopo un primissimo piano dell uomo, i suoi occhi azzurri e

tristi e, poco dopo, un forte rumore di onde; spiaggia Omaha, sulle coste Settentrionali della Normandia, cielo plumbeo e mare mosso, sulla spiaggia sono inquadrate le pesanti e arrugginite trappole per carri armati. In viaggio

verso la spiaggia i rapidi trasporti americani con uscita anteriore, carichi di soldati spaventati, agitati e nervosi. Tra loro il sergente Miller (Tom Hanks) e i soldati che lo accompagneranno per il resto del film. I trasporti giungono e le porte si aprono ma i pesanti mg-42 tedeschi sparano sui soldati, uccidendoli ancora prima di aver messo piede fuori dalle navi; sono costretti a scendere dai lati, ma l’acqua è profonda, le armi sono pesanti e molti muoiono affogati o colpiti dai proiettili che arrivavano in acqua. All’arrivo sulla spiaggia Miller assiste ad una scena infernale. L’audio è assente e vengono mostrati i soldati americani mutilati, dilaniati dalle mine o dai colpi di mortaio. L’azione è estremamente rapida scandita dalla tremante camera a mano e vengono mostrati particolari estremamente crudi che rendono la scena perfettamente realistica.

La battaglia si conclude cono un pesante bilancio. Al comando centrale le segretarie scrivono lettere di condoglianze alle famiglie dei deceduti; un nome suscita la loro attenzione: Ryan. Tre dei quattro fratelli della famiglia Ryan sono deceduti, e il comando ha richiesto che l’ultimo dei fratelli, James (Matt Daemon) , venga recuperato e riportato in patria. Questa difficile missione viene affidata al sergente Miller e alla sua squadra composta da un artigliere, un capitano, due soldati semplici, un cecchino, un medico e un cartografo interprete.

Tra le diverse battaglie vi è il tempo di qualche riflessione, momenti in cui è rivelata la profonda psicologia di ognuno dei membri della squadra, dei loro errori e delle loro mancanze, tranne il soldato Caparzo(Vin Diesel) che soccombe sotto il fuoco di un cecchino tedesco nel tentativo di portare in salvo un bambina francese, che estrae, poco prima di morire, una lettera indirizata al padre che non vedeva da anni.

Muoiono tanti soldati tedeschi, ma è una vera tragedia solo quando muore un soldato della squadra di Miller e questo aspetto viene implicitamente evidenziato quando il soldato Jackson (Barry Pepper) cita la frase "Ma se Dio è con noi, chi è con loro?".

Per tutta la durata del viaggio i soldati sono scettici riguardo la missione, "come possono 8 soldati rischiare la vita per un solo uomo?" e la risposta è semplice e secca: "questi sono gli ordini". Tutto ruota intorno a James Ryan.

La regia è splendida e scandisce il ritmo degli eventi in maniera impeccabile. La fotografia è essenziale, si passa dai toni di grigio-blu della spiaggia al grigio-marrone del piccolo paesino di Ramelle dove si dovrà difendere la posizione del ponte.

Steven Spielberg è preciso e coerente e riporta ogni elemento della guerra con estrema fedeltà: i nomi dei carri armati e le loro riproduzioni sono perfette. Vediamo infatti degli SD2k Halftrack, Tiger tank, Panzer mark IV, vengono nominati gli americani Sherman tank, vengono elencati diversi tipi di mine tra cui quelle oco consciute in legno per essere invisibili ai metal-detector; inoltre viene mostrata una tecnica di combattimento nota solo alla fanteria pesante, che consisteva nell'usare i proiettili da 80mm dell'artiglieria come granate nel caso in cui i mortai fossero danneggiati. Una precisione degna del grande Kubrick.

Grandiosa è, infine, la sequenza che precede lo scontro finale in cui i soldati siedono intorno ad un grammofono ascoltando una canzone di Edith Piaf "tu es partout".

Un assoluto capolavoro ricco di azione nuda, cruda e Vera; una denuncia alla ferocia della guerra e alla violenza dell'uomo contro i propri simili. Non per niente è stato vincitore di 5 premi Oscar (miglior regia, miglior montaggio, miglior fotografia, miglior sonoro e miglior montaggio sonoro)

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