
Immaginate di vivere tranquillamente la vostra vita, di incontrare le persone di ogni giorno, persone fidate, amate e odiate. Immaginate di covare desideri e sogni, di credere di essere uno qualsiasi, uno normale. Immaginate che tutto questo non sia vero, che tutto ciò che avete fatto sia stato architettato, che tutte le persone che avete incontrato fossero attori, che la città, il cielo e il mare fossero finti. Ebbene questa è la vita di Truman. La sua vita è uno spettacolo teatrale-televisivo messo in scena da prima della sua nascita e che continua in ogni istante a sua insaputa. Oggi chiameremo questo “reality show”.
Truman non è concorrente, non è volontario, è costretto, è prigioniero di una vita falsa spiata ogni istante da milioni di persone da tutto il mondo. 24 ore su 24, 7 giorni su 7 ogni suo gesto ed ogni suo pensiero viene condiviso attraverso il tubo catodico al resto del mondo.
Truman si sveglia, esce di casa durante una giornata irrealisticamente soleggiata e saluta verso la telecamera la quale si volta e mostra i vicini di casa che salutano in modo caloroso con un falso sorriso stampato sul volto. Ci sembra di vedere un banale spot americano, ma è proprio questo l’intento del regista. Truman si dirige al lavoro ascoltando la radio quando improvvisamente un’interferenza ferma la trasmissione ed una voce riporta ogni singolo movimento di Truman. Quello è il primo errore. Truman entra in un edificio, sconcertato e, una volta messo piede nell’ascensore nota che una delle pareti di questo manca e dalla parte opposta vi è uno studio televisivo.Viene scortato fuori e si imbatte in un uomo trasandato che riconosce come suo padre ma subito alcuno individui lo rapiscono e lo gettano in un autobus che sfreccia lontano da lui. Da quel momento Truman sarà sospettoso. Inizia ad osservare attentamente la realtà ed ogni discrepanza alimenta il suo sospetto. Questi sentimenti sfociano nella paranoia quando nota che le persona che lo circondano non fanno altro che ripetere le proprie azioni in un loop continuo.
Nel frattempo ci viene mostrato l'artefice di tutto questo, il regista. Osserva la vita di Truman dalla finta luna nel finto cielo e suggerisce le battute, dirige le inquadrature. Le persone da casa guardano con ingordigia il programma televisivo e le scelte di regia ingegnosamente architettate. il mondo è letteralmente incollato davanti allo schermo.
da come ci viene mostrato, sembra che la vita al di fuori del "Truman show" sia volontariamente ferma, statica, non esiste nulla al di fuori di Truman, all'interno dello show, Truman vive la sua vita, che però è falsa ed architettata e per questo motivo non riesce a realizzare il suo sogno: partire per le isole Fiji. Per tutta la vita il regista è sempre riuscito ad impedire a Truman di realizzare questo desiderio, e lo annulla totalmente simulando la morte del padre attraverso un naufragio.
Il contrasto è, quindi, giocato tra la realtà e la finzione che si scambiano i ruoli in modo inquietante ma perfettamente reale. Le persone che circondano Truman sono sì attori, ma passando la loro intera esistenza a fingere di essere qualcun altro, finiscono per vivere una identità confusa e assente. Per marcare questo aspetto Weir ha deciso di chiamare i vari personaggi con nomi provenienti dal cinema hollywoodiano; l'unico ad avere un nome non "famoso" è Truman che è un gioco di parole tra "true" (vero) e "man" (uomo). Insomma in un reality show che mostra tutto fuorché la realtà, l'unico ad essere vero e spontaneo è Truman. ed è proprio questo aspetto, la spontaneità, a lasciare sconcertati gli attori ed il regista quando Truman sospetta.
Il film è permeato di forti metafore:
-il regista è mostrato come il tipico regista dei classici di Hollywood ma rappresenta qualcosa di più maestoso e potente: Dio. Come tale ha, infatti, il potere sul piccolo mondo di Truman, può cambiare le condizione climatiche decidere sul giorno o sulla notte, decidere se Truman deve vivere o morire. Ma non è solo potere, ma anche misericordia e amore, come un padre, che osserva e protegge dal mondo esterno il proprio figlio/Truman e lo accarezza attraverso lo schermo mentre dorme.
- Sylvia rappresenta Eva e nello stesso tempo il serpente tentatore, e tenta di rivelare la verità a Truman e lo spinge ad andarsene.
-Truman rappresenta Adamo, che come nella Bibbia osò nutrirsi del frutto proibito (frutto della conoscenza) così osa sfidare il regista partendo con la piccola nave. Al contrario di Adamo, che fu cacciato dal Paradiso, Truman decide di sua spontanea volontà di andarsene dalla città/Eden. Ricalca la figura del tipico sognatore e viaggiatore che però è costretto alla sua monotona vita, ma, una volta scoperta la verità, come l'Ulisse dantesco sfida la tempesta per oltrepassare lle colonne d'Ercole.
Al contrario del mito Truman trionfa e si ritrova davanti all'illusione: l'orizzonte e il cielo sono fatte di cartone e, come ne "Lo strappo nel cielo di carta" di Pirandello, il nostro eroe si vede crollare davanti le poche certezze rimaste ed il suo mondo. La scena è assolutamente geniale: Truman sbatte con la barca e strappa l'orizzonte di carta, scende e cammina sull'acqua come un insolito Gesù Cristo, effettua qualche passa e sale alcuni gradini colorati della stessa texture dell'orizzonte ed apre una porta dello stesso colore. Ci sembra di trovarci di fronte ad un quadro di Renè Magritte e Truman è uno dei "sognatori" nata dal pennello del grande artista. Truman qui si sofferma e, quando il regista che, con voce profonda e maestosa, gli esorta a continuare a vivere in quel piccolo mondo creato apposta per lui, se ne esce con la battuta "buongiorno e nel caso non dovessimo più incontrarci buon pomeriggio, buonasera e buonanotte". La trasmissione viene interrotta per sempre e gli spettatori gioiscono per il finale della trasmissione che gli ha accompagnati per tutta la vita ma, una volta terminata non fanno altro che dire "che c'è negli altri canali?".
Altro aspetto importante è la critica alla commercialità che viene fatta attraverso le scene in cui gli attori del mondo di Truman assumono strane posizioni in modo da rendere ben visibili gli sponsor del programma.
Infine, a colonna sonora fa da padrona alla scena e, in particolare, la "Marcia Araba" di Mozart che scandisce le scene in cui "tutto va bene".
Un indimenticabile film, in grado di far riflettere; una storia geniale e girata in modo splendido. una prova d'attore veramente ottima per Jim Carrey.
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